Il gioco degli scacchi è un dialogo silenzioso tra due menti, un confronto di strategia e pazienza che si svolge su una scacchiera quadrata. La partita è una sfida tra due giocatori che muovono a turno i propri pezzi, 16 di colore chiaro per un giocatore e 16 di colore scuro per l’altro. L’obiettivo è mettere il Re avversario sotto attacco in modo tale che non esista alcuna mossa legale per salvarlo: questa situazione è detta scaccomatto e determina la vittoria immediata.
Il Re non può mai essere lasciato o posto sotto scacco dal proprio giocatore. Se un giocatore non ha mosse legali ma il Re non è minacciato, la partita termina in stallo e quindi patta. È patta anche quando non è più possibile dare scaccomatto, quando la stessa posizione appare tre volte o quando per cinquanta mosse non avvengono catture né avanzano pedoni. I giocatori possono inoltre accordarsi per concludere la partita in parità in qualsiasi momento.
Il gioco degli scacchi è praticato in maniera dilettantistica e agonistica in tutto il mondo. Associazione Giochi Antichi, nell’ambito dell’organizzazione del festival Tocatì, collabora da anni con Il Circolo Scacchi A.S.D. “A. Battinelli”, l’istituzione scacchistica più antica di Verona. Oltre alla pratica agonistica, il Circolo organizza tornei e corsi nelle scuole, nelle circoscrizioni, nelle carceri e partecipa ad eventi cittadini, Si tratta di un’organizzazione senza scopo di lucro e conta più di 120 soci, appartenenti a tutte le età, ceti sociali, mestieri, di cui oltre un terzo pratica agonismo. Il Circolo è affiliato alla Federazione Scacchistica Italiana e partecipa con due squadre al Campionato Italiano di Scacchi a Squadre. Tra mosse ponderate e strategie improvvise, il gioco continua a unire giocatori e giocatrici di ogni età, tessendo legami dentro e fuori dalla scacchiera.
Il gioco degli scacchi è un gioco antichissimo, probabilmente nato in India, dove le prime menzioni risalgono al VI secolo e dove potrebbe essersi sviluppato dal “Chaturanga”, legato alle quattro unità dell’esercito indiano su una scacchiera di 64 case. Intorno al VI secolo il re Divsaram donò alla Persia il “Chatrang”, versione modificata del gioco, che divenne presto molto popolare anche grazie al re Chosraus I. Dalla lingua persiana derivano i termini “scacchi” e “scacco matto”. Nel VII secolo gli Arabi, dopo aver conquistato l’Impero sasanide, diffusero il gioco, chiamato “Shatrandsch”, e ne svilupparono teoria, trattati e prime strategie. Da Baghdad, centro culturale islamico, il gioco si diffuse in Asia, Russia e poi in Europa tramite Spagna, Francia e Italia. Nonostante i divieti della Chiesa, nel Medioevo gli scacchi acquisirono prestigio e ispirarono opere come quella di Jacobus de Cessolis. Alla fine del XV secolo le regole assunsero la forma moderna, con il potenziamento di alfiere e donna. Dal XIX secolo iniziarono i campionati del mondo, con campioni come Capablanca, Lasker, Alekhine, Kasparov, Kramnik, Anand e Topalov.
Info
Il tavoliere, detto Carrom board, è una superficie quadrata in legno perfettamente levigata, con quattro buche agli angoli. Le pedine (carrom men) sono 19 dischi piatti di legno o plastica: nove scure, nove chiare e una rossa, la regina, che vale punti speciali. Lo striker, disco più grande e pesante, serve per colpire le pedine e mandarle in buca.
Per farle scivolare agevolmente si usa una polvere finissima, spesso di acido borico o fecola di patate. Bastano un tavolino stabile e quattro sedie per ricreare ovunque l’atmosfera del gioco, sia in un salotto di famiglia sia in una piazza di paese.
In India e in Sri Lanka il Carrom è spesso parte delle serate familiari o delle feste di quartiere. Durante il periodo del Diwali (la festa delle luci) o del Pongal (festa del raccolto), i tavoli vengono tirati fuori nelle corti e nei terrazzi: giocare insieme è considerato di buon auspicio per rafforzare i legami familiari e iniziare l’anno con armonia e fortuna.
In alcuni villaggi tamil, le partite di Carrom accompagnano i momenti di riposo dei lavoratori agricoli, con tornei informali organizzati nei mesi di fine raccolto.
Il Carrom può essere giocato in due o in quattro, a squadre o in singolo. Tradizionalmente molto diffuso tra gli uomini nei circoli sociali asiatici, oggi è praticato in modo paritario da donne, uomini, bambini e anziani. La semplicità delle regole e l’assenza di sforzo fisico ne fanno un gioco inclusivo, che favorisce la concentrazione e la collaborazione.
Nei tornei internazionali, come i Campionati Mondiali di Carrom, partecipano atleti e atlete di ogni età provenienti da oltre venti paesi. Ma, che sia giocato per puro divertimento o a livello competitivo, il Carrom resta soprattutto un rito sociale: un gioco che costruisce comunità, promuove l’incontro e trasforma la lentezza in arte.
Il calendario di attività annuale si può trovare al link: https://www.carromitaly.com/calendario-eventi/